Sonnolenza e debolezza nel mio animo,
lo stato ideale per gridare sulla carta.
La tua distanza è costante,
un ritmo scandito da un vecchio pendolo,
i cui rintocchi non fanno altro
che farmi sobbalzare dallo spavento.
La tua distanza è presente e reale,
come vento che spira sulla riva di un fosso,
come canne di un macero che si piegano mestamente,
come un lamento lontano di ottoni balbuzienti.
Allungo ora le mia braccia nel vuoto,
solo per immaginarti,
ma non ci sei.
Cerco perciò di ricomporre il puzzle,
poiché troppi tasselli
sono forse stati incastrati
in maniera errata. |