Nel pomeriggio di questa lunga corsa,
mi fermo e immobile ascolto le note più dolci
che l'eco della mia vita rimanda,
come un'onda lontana che sbatte con forza,
pregando di aprirle.
Ricordi dorati, offuscati,
colorati di pastello e di glitter:
è la mia infanzia, la bolla di sapone che mai esploderà,
così molle e tranquilla,
un'eterna culla che sempre ci sarà.
Tempo incerto e infinito,
estati di giochi inventati al caldo,
ritornelli che tornano alla mente.
Merende dolci e visi cari, odori di cucina,
odori di tempere, di incenso,
odori di vestiti nuovi, di plastica.
Rammentare l'abbraccio degli zii,
le mani dei nonni,
i baci della mamma, che ti asciuga le lacrime da sempre;
la consolazione è non poter dimenticare tutto ciò.
Una spremuta di nostalgia che porta dolore, sì,
nella quale ora mi rinchiudo - una mia Isola che non c'è -
perché necessito del mio attimo di conforto,
ripiegando nei sogni perpetui
di quella mia coscienza ovattata. |