| Effimera intercorre la notte,
tuttavia il levantino albore protrae il suo anelato fulgore.
Fronteggio dunque l'angustiata attesa germinando purchessia pensiero,
essi scaturiscono mediante una primordiale genesi,
diradano prette essenze soffondendo atre coltri serotine,
tralucono l'illune talamo silente al fine d'assurgere un coriaceo pentagramma,
tale concepimento prolifica eufoniche melodie le cui soavi note <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<>riecheggiano indefesse
edulcorando l'egemonica cupezza che primeggia tronfia.
L'idilliaca risonanza riverbera ormai ovunque,
il suo virtuoso lindore satura persino lugubri turbamenti giacché ne irradia >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>gli esiziali precordi.
Subitaneo fiorisce l'ineluttabile quesito:
donde deriva una similare leggiadria?
Quale languida, mielata ambrosia sfoggia un effluvio meramente afrodisiaco?
Cosa cagiona suddetto ardimentoso bagliore?
Chi brandisce ieratico l'invitto dardo contro cui adombrate fallacità
periscono annichilite frangendosi addentro mondate perspicuità?
Tu solo ne sei l'inconfutabile, idolatrata sorgente,
eccelsa luminescenza che dilaga maestosa le sue propaggini
e debella lacere inquietudini senza essere lambita d'abbuiate nature insite.
Ora non temo più l'attardar dell'aureo chiarore mattutino,
non v'è recondita ragione per la quale contempli ansante l'ora
dacché il tempo sarà cadenzato forgiando le inestimabili tue venerabili fattezze.
Sei tu la mia luce.
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