|
|
|
In quegli attimi così unici e particolari, ho compreso il dramma dei cosiddetti "maniaci sessuali" o delle donne "ninfomani" e che in fondo, maniaci a causa del sesso, lo siamo un po' tutti se analizzassimo più obiettivamente e senza falsi pudori la nostra situazione di esseri carnali. La cosa tragica e comica al tempo stesso di quel periodo, consisteva nel fatto che dovevo cercare di nascondere tutto il mio sconvolgimento interiore a Laila pur avendola vicinissima. Ho messo una gamba sull'altra illudendomi ingenuamente di coprire la mia erezione ma nulla potei fare per celare il rossore che appariva nitidamente dipinto sulla mia faccia. In quel momento, la differenza d'età fra me e lei non contava più nulla, era disintegrata, regnava soltanto il mio giovanissimo corpo d'adolescente, esplosivo nei sensi per l'età ma soprattutto per natura, specie la mia natura già così predisposta a simili sollecitazioni e a picchi di altissimo livello. Cercai di girarmi dall'altro lato guardando in tutte le direzioni possibili ed immaginabili pur di non incontrare il suo sguardo, ero ridicolo, commovente, tenero, con la assurda presunzione di nascondere ad una donna che stava proprio al mio fianco e molto più esperta di me, quello che nel corpo e nei miei pensieri provavo. Non avevo l'esperienza e la maturità di comprendere che ad una donna se sei furbo e sai recitare, puoi nasconderle tutto, tranne la reazione fisica che hai nel desi-derarla. Non so cosa passasse nella testa Laila in quei momenti di evidente imbarazzo ed eccitazione per me, non mi posi neanche il problema perché ero troppo preso da quel veleno dolce e logorante che mi scorreva nel sangue. Sicuramente però, nemmeno lei doveva essere tranquilla, non poteva affatto esserlo a meno che quella situazione riusciva ad analizzarla con occhi comici e non di disperazione, quest'ottica le avrebbe assicurato una relativa calma e un certo controllo anche su lei stessa. Forse, può anche darsi, che l'idea di avere accanto a lei fisicamente, fin quasi a sfiorarla, un ragazzino alle prime esperienze e forse del tutto vergine, la stimolasse emotivamente e sessualmente, scuotendola, ed io capii per la prima volta in vita mia che l'incontro tra due persone mentalmente libere e oserei dire "perverse", riesce sempre a provocare una miscela di adrenalina esplosiva, condannata senza appello dalla morale e dalla chiesa ma incoraggiata senza limite dall'istinto. Ho compreso anche il micidiale potere che ha su di me "il fascino del proibito", una scoperta che è diventata "legge" per il resto della mia vita e che ha creato una dipendenza da esso che non sono riuscito ancora a vincere nonostante abbia fatto ogni sforzo possibile e ogni sorta di preghiera, continui disperati tentativi sempre inutili ed incapaci di debellare questo mio invisibile amico-nemico, evidentemente è talmente radicato nella mia psiche da essere più forte persino della mia stessa volontà: è un dramma tutto umano e carnale quando il male, individuato come tale, ha ancora presa su di te perché reso immune dalla tua inclinazione naturale, è come un nemico che per una vita intera ha convissuto con te ingannandoti mentre tu con fiducia lo reputavi amico e che poi improvvisamente e quando meno te lo aspetti, scopri essere il più cattivo dei mali e tu, pur allontanandolo, non sei in grado di odiarlo come dovresti proprio perché senti che una parte di te, più o meno consistente, morirebbe con lui se provassi a bruciarlo, purificandoti. Ma se dovessi analizzare oggettivamente e basandomi soltanto su come mi apparisse all'esterno Laila, forse un po' superficialmente, a prima vista, l'impressione che mi darebbe sarebbe quella che lei avesse dentro, un'assoluta tranquillità. Ero io, al contrario suo, ad essere un vulcano di idee confuse che si accavallavano nella mente l'una sull'altra, miriadi di domande puntualmente senza risposte, un'infinità di iniziative che morivano sul nascere senza alcuna realizzazione pratica; qualunque psicanalista avrebbe trovato terreno fertile e materiale in abbondanza per favorire i suoi studi, Laila ma sopratutto io, eravamo cavie da laboratorio davvero perfette. Restammo quindi entrambi in silenzio, ciascuno aspettava che fosse l'altro a parlare ma nessuno di noi due si decise a farlo. Non riesco a quantificare col tempo la durata di quel silenzio, so solo che per me è sembrato non aver mai fine, un'eternità ma il tempo è relativo quando ti trovi in uno stato di tensione emotiva o di stress mentale quale era il mio. Fu lei, la mia Laila, che riprese in mano la situazione e a condurre quello strano gioco, e forse è stato giusto così perché era la più grande. "Posso presentarmi, vuoi? Io mi chiamo Laila ed ho ventisei anni! E tu, tu come ti chiami?... Quanti anni hai?... Che classe frequenti a scuola?" Io, del tutto rassicurato da quei suoi gesti sempre dolci, convincenti, garbati che denotavano educazione, rispetto, una grande attitudine in genere verso la socializzazione, la sentii subito amica e complice, ricominciai a trovarmi a mio agio, avevo fiducia in lei ed anche l'eccitazione sembrava essersi placata come per miracolo, tanto che mi venne naturale risponderle. "Piacere! Il mio nome è Claudio ed ho quattordici anni compiuti da poco. Sono in prima superiore". Ricordo che fui colpito da quel suo nome che sembrava più adatto ad un personaggio dei cartoni animati che a una ragazza, lo trovai alquanto buffo e strano ma non le dissi nulla per delicatezza. Così anche lei potè sentire per la prima volta la mia voce. "Sembri più piccolo" mi disse ancora lei, sorridendo e facendomi intuire che la cosa non le dispiacesse affatto. "Sì, lo so! Me lo dicono tutti! Ma ho tempo per crescere" fu la mia risposta, semplice e simpatica. Quindi restammo nuovamente in silenzio per un altro po' di tempo; a volte stare zitti ha più valore di mille parole, accresce il mistero, crea poesia, serve a riflettere per non commettere errori o passi falsi che potrebbero pregiudicare tutto quello che di buono è stato costruito fino a quel punto. Fu di nuovo lei a riprendere l'iniziativa formulando altre intriganti domande: "Hai la ragazza?" "No!" le risposi deciso io. "Come mai ?" mi chiese di nuovo lei, ancora più incuriosita. "Non lo so neanch'io, non ho mai avuto una ragazza in tutta la mia vita, spero di trovarne qualcuna che mi voglia prima di diventare vecchio!" le dissi un po' sfiduciato, ma con sincerità. Il fatto di scoprire che non ero mai stato con una coetanea e conseguentemente neppure con una donna e che quindi ero assolutamente vergine come terra di conquista da esplorare, la colpì profondamente. Lo avvertii dal suo sguardo che si accese di colpo, una luce attraverso la quale captavo una morbosa curiosità di approfondire questa nostra amicizia che già sul nascere non era normale. Riuscivo altresì a comprendere che lei provava pure un intenso desiderio di conoscermi meglio, desiderio che sarebbe stato sicuramente legittimo e giustificabile se io ero un ragazzo di un'età simile alla sua ma che risulterebbe apparen-temente incomprensibile per chiunque l'avesse analizzato in quel contesto. Non capivo ancora bene quale fosse il suo folle proposito nei miei riguardi oppure lo sapevo perfettamente perché ero un ragazzino molto sveglio ed intelligente malgrado l'età, forse inconsciamente mi piaceva rimanere nel dubbio, lasciarmi del tutto rapire da quell'alone di mistero che copriva ormai entrambi, per essere vittima ed insieme attore principale di questo strano ed insolito film. Desideravo poter scoprire la verità un poco alla volta per gustare meglio gli eventi, soprat-tutto quando si trattava di situazioni così stuzzicanti e coinvolgenti, capaci di avere presa su persone di qualsiasi età e quindi anche su un ragazzino di quattordici anni che ne dimostrava a malapena dodici. Laila continuò poi a farmi altre domande semplici e scontate sulla mia famiglia, sui miei amici, sui miei passatempi, i miei gusti musicali, sulla scuola ma senza mai entrare in argomenti inerenti alla mia sfera intima specie nel campo sessuale, io rispondevo a tutte le domande, sempre e con la massima sincerità. Dopo essersi assicurata che potevo tranquillamente rimanere fuori da casa almeno fino alle otto di sera, come un fulmine a ciel sereno, mi chiese improvvisamente senza indugi, frantumando quell'atmosfera di normale, sereno dialogo e servendosi di una voce divenuta di colpo adulta, determinata, risoluta. "Vuoi venire a casa mia?" Mi fai compagnia? Non abito lontano da qui... Ho la macchina posteggiata vicino alla villa, una panda rossa. Abito da sola in un appartamentino piccolo con due stanze, col mio fidanzato ci siamo lasciati per sempre, ora sono libera, libera come l'aria, anzi come l'aquila, hai mai visto le aquile volare, libere?" Mentre mi diceva questo, avvertivo in lei una certa ecci-tazione che similmente era presente anche in me, cercava di mostrare il più possibile sicurezza, mi dava invece l'impressione di essere alquanto spaventata come se temesse di essersi spinta oltre il limite fino a sconfinare là dove sarebbe stato difficile poi controllarsi, faccia a faccia con il volto inquietante del rischio. Ma il desiderio crescente di ricevere al più presto una mia risposta, positiva o negativa che fosse, le riede di nuovo forza e coraggio annullando quel germe di pentimento che si stava affacciando in lei per riportarla alla ragione, quella della logica, non della carne. Io mi sentii venir meno e il mio cuore riprese nuovamente ad accelerare il suo ritmo senza sosta, anche a quattordici anni si può desiderare una donna e la passione che si accende non si può indirizzare verso un'età specifica, la legge dei sensi va dove vuole e tu hai solo da scegliere: o la reprimi o la segui! Ed io, in bilico, posto esattamente al centro o per meglio dire sospeso tra queste due soluzioni, in un primo tempo non sapevo proprio che fare, come comportarmi. Cercai in quel brevissimo tempo che Laila mi concedeva per rispondere, per quanto mi era possibile in quella situazione di totale confusione e smarrimento mentale, di riordinare in qualche modo le idee per poterle dare una risposta il più pos-sibile coerente con la mia volontà, ma non può esistere una scelta libera dove vi è il richiamo dei sensi e per di più a soli quattordici anni. Di certo riuscivo a comprendere che la desideravo o più semplicemente ne ero fortemente attratto come forse anche lei inspiegabilmente lo era verso di me. Mi piaceva tutto di lei, la differenza d'età, per me, non era affatto un problema. Pensavo che se si fosse trattato di una mia coetanea, sarebbe stato sicuramente tutto più facile, naturale e meno complicato ma mi rendevo conto al tempo stesso che il desiderio non sarebbe stato così forte ed intenso, il solito e sempre presente "fascino del proibito" si diverte ogni volta ad uscire alla scoperto nei miei pensieri rivendicando il suo incontrastato potere su di me sin dall'età di quattordici anni e ancor prima. Il desiderio di voler andare fino in fondo a quella storia, la curiosità in parte fanciullesca di conoscere il finale, di aprire quel cassetto che tutti ti dicono sin da piccolo di tenere chiuso senza spiegarti il perché, il timore di avere poi rimpianti per aver perso un'occasione mai più ripetibile e altri motivi simili messi insieme, mi spinsero in maniera decisa ad accettare il suo invito, del resto a quell'età gli ormoni sono in tempesta, non li puoi controllare e dominare, basta un nonnulla per farli esplodere, reprimerli ti fa stare peggio; è un po' come avere una Ferrari e non sapere come guidarla e a chi ti offre la possibilità di farti da istruttore di guida, chiunque esso sia, tu non puoi dire di no. E questo è esattamente quello che ho fatto io, prendendo in esame il dato che avevo trovato una istruttrice di guida che era una vera "bomba" e conosceva bene il suo mestiere. Certo ci poteva essere il rischio di correre troppo e di essere vittima di un incidente stradale più o meno grave ma è sempre meglio correre che star fermi, e poi non è affatto detto che si investa, basta usare prudenza ed avere fortuna, quella è necessaria sempre in ogni campo della vita. Così la mia voglia di sentirmi già grande ha trionfato contro l'idea di restare chiuso nella bambagia e dissi un sì convinto a Laila. Scaricare comunque tutta la responsabilità di quella mia scelta soltanto a lei in quanto adulta, sarebbe troppo semplicistico e sbagliato. Io ero assolutamente consapevole di voler andarci, nessuna forma di costrizione se non la sola forza della seduzione da parte sua ma ero totalmente libero di rifiutare. Ho detto sì perché era bella e mi piaceva, questa è la verità e basta, non esistevano altre verità nascoste o pressioni subdole. Avevo già ben piantato nel mio DNA quel germe che oggi, in età adultà, mi fa continuare ad essere quello che sono, reclamando la totale libertà dei sensi, sbagliata o giusta che sia, diabolica o naturale non saprei. [FINE SECONDA PARTE] |
¬ INVIA UN COMMENTO |
www.isogninelcassetto.it è un dominio registrato - update: 15/04/2010 © nome e logo depositati - sono vietati l'utilizzo e la duplicazione senza autorizzazione degli aventi diritto sito amatoriale senza scopi di lucro, autofinanziato e autogestito in modo non periodico |