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MI è sempre piaciuto l'odore che c'è nei cimiteri. Quel misto di cipressi, crisantemi, erba marcia.
Da piccolo andavo spesso al cimitero con la scusa di far visita a mia nonna.
Volevo molto bene a mia nonna, ma io andavo al cimitero solamente per odorare quel profumo che mi faceva sentire sereno e in pace con tutto.
Pensavo che quello fosse il profumo dei morti. Mi dicevo: se i morti hanno quest'odore, non deve essere poi così brutto...
Mi chiamo Guido e vivo al cimitero. Sono il custode.
La mattina mi alzo presto, taglio l'erba, tolgo i fiori appassiti dalle lapidi, passo la scopa. Tengo molto in ordine il mio cimitero.
La notte invece mi occupo dei morti. Alcuni di loro non sanno di essere morti. Bisogna saper parlare con loro, fargli notare la loro situazione di trapassati con tatto. Per non farli arrabbiare.
Poi ci sono invece quelli che ogni tanto tornano a farci visita a noi vivi. Ogni tanto si perdono e allora io li accompagno alla loro tomba e tornano a riposare in pace. Con alcuni di loro ho stretto amicizia. A volte tornano a trovare proprio me, per chiacchierare, per essere aggiornati sul mondo, sulla vita. Posso raccontargli senza problemi di come gira il mondo, loro non si arrabbiano per nessun motivo, rimangono distaccati. In fondo cosa gli importa ormai dei problemi della vita? Sono morti. Morti curiosi.
I morti più difficili da gestire sono quelli che non accettano il fatto di esser morti. Di solito sono morti di morte violenta, prima della fine del loro corso naturale di vita.
Con loro l'unico rimedio è la pala. Li colpisco con la mia pala, più forte che posso, in pieno volto. Poi li sotterro di nuovo, ma un po' più in profondità.
È come se morissero di nuovo. Un po' mi dispiace.
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