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"Ho voglia di vederti" c'era scritto nel post. "Pubblica una tua foto sul profilo o mandala per e-mail... Ciao!".
Questo c'era scritto, e lui lo lesse e rilesse per molte volte. Fino a stancarsi.
Quell'aggancio lo aveva avuto poche settimane prima su facebook, poi si erano scritti commenti, frasi azzardate, alcune anche allusive; lui gli aveva perfino suggerito l'iscrizione ad alcuni gruppi, e soprattutto lo aveva invitato a leggere i suoi racconti. E l'altro gli aveva risposto, più di una volta e poi ancora, fino a quest'ultima richiesta: "mandami una tua foto!"
Gli piaceva molto quel ragazzo com'era ritratto nella foto; gli piaceva per i suoi occhi, il sorriso di quella espressione rubata in quello scatto di un momento; gli piaceva perché vedeva in lui lo sguardo di chi aveva perduto qualche mese prima. Si specchiava dentro quegli occhi e cercava di scoprirne l'anima; ci voleva entrare dentro e placare così l'ansia delle sue lunghe notti in solitudine, e scoprire di nuovo il calore di un abbraccio, il sapore di un bacio; sfiorare con l'indice due labbra umide che aspettano solo di essere dischiuse.
Questo vedeva nella foto di quel ragazzo; questo e molto altro che si stava lentamente risvegliando dentro di sé, e piano piano gli risaliva su in gola e si fermava lì, togliendogli il respiro.
Ma la vita si sa, con una mano dà e con l'altra toglie. Lo sa bene lui. Eccome se lo sa bene. Porta ancora evidenti sulla pelle i segni del suo dolore. Atavico, ricorrente, ostinato. Anche questa volta lui ci è cascato, come un adolescente al suo primo appuntamento.
Ci è cascato. E ora rimpiange la sua ostinazione, stringendo nella mano un'altra, inevitabile, ennesima, spiazzante delusione.
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