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"Uno utile non me l'hai mai dato!" urlò Jim con rabbia. Da mesi quella frase vagabondava e si rifugiava nel suo cervello, ma Jim non ebbe mai il coraggio di stanarla dal suo rifugio. Ma quella sera il coraggio lo trovò, inaspettatamente, all'improvviso, come un qualcosa di spaventoso e che non ti aspetti; come un vulcano ancora in attività pronto a vomitare fuoco e a distruggere tutto ciò che lo circonda e come unica preoccupazione l'incertezza e l'impotenza di fronte all'inevitabile e trepidante attesa del nefasto evento. Il fragore di quell'eruzione quella sera fu così forte che l'eco di quell'esplosione rimbombò nelle coscienze di entrambi, come un candelotto la cui miccia fosse stata accesa da tempo, ma non avesse il coraggio di portare a termine la sua corsa. Ma quel giorno la corsa finì, finì in maniera talmente brusca che gli attimi di rumoroso silenzio e di agghiacciante intensità che seguirono al fragore di quello scoppio sembrarono interminabili. Lei rimase attonita e silenziosa per diversi minuti, quasi non si aspettasse una tale rivelazione (anche se più che una rivelazione era un'accusa), ma soprattutto non si aspettava una reazione così veemente e rabbiosa alle sue parole. Jim invece interpretò quel silenzio come un segno di vittoria. Era convinto di averla soggiogata. Finalmente! Fu durante quegli interminabili attimi di caotica tranquillità che tutta la vita di Jim, le sue (?) scelte gli attraversarono la mente velocemente in pochissimi secondi, come una videocassetta con il tasto FF >> perennemente premuto. Quelle immagini così nitide e al tempo stesso così sfocate si fermarono d'improvviso, come se un dito invisibile avesse premuto il tasto Pausa | | . Quell'immaginaria videocassetta si bloccò su un fotogramma di pochi mesi prima. Fu solo a quel punto, approfittando di quel fermo immagine che Jim decise di porre ordine nel caos che lo attanagliava dall'interno e decise, per la prima volta, dopo diversi anni, di renderla partecipe dei suoi pensieri. Jim aveva appena 13 anni quando iniziò a capire che forse le scelte che avrebbe fatto per il resto della sua vita non sarebbero state solo frutto del suo libero arbitrio, ma sarebbero state in qualche modo influenzate sempre dalla stessa persona. Ma quel giorno trovò il coraggio (una delle poche volte) di effettuare una scelta tutta sua, forse più per ripicca o per sfida, piuttosto che per una totale convinzione. Quella scelta riguardava la scuola superiore che avrebbe dovuto ospitare Jim per cinque, lunghissimi anni. Il problema di Jim era se scegliere una scuola che gli avrebbe garantito un sicuro futuro lavorativo, ma non un adeguato livello culturale (non solo secondo il pensiero di Jim, ma anche secondo il pensiero di lei) o una scuola che molto probabilmente (come in effetti in seguito accadde) avrebbe rallentato il suo ingresso nel mondo del lavoro, ma che certamente gli avrebbe garantito un elevato livello culturale. Jim, alla fine, optò per quest'ultima decisione, riuscendo, per la prima volta, sia a raggiungere il suo obiettivo sia ad opporsi alla volontà di lei.• • • La scelta di Jim si rivelò coraggiosa e al tempo stesso la migliore che avesse mai potuto effettuare. Certo Jim avrebbe voluto svolgere quegli studi in maniera migliore di quanto avesse fatto (ma questo sarebbe riuscito a comprenderlo solo molti anni dopo). Quei cinque anni per Jim passarono in fretta, forse troppo, ma quando Jim terminò gli studi provò una tale soddisfazione che egli stesso non riusciva a descrivere tanto sembrava essere irreale. Forse più che soddisfazione, il sentimento di Jim era più simile ad un senso di rivalsa nei confronti di colei che avrebbe voluto fargli intraprendere un'altra strada rispetto a quella che Jim aveva scelto con coraggio, fermezza e, perché no, anche con gioia. Jim però non poteva sapere, non poteva immaginare che quella figura femminile sarebbe sempre stata al suo fianco in tutte le scelte che avrebbe fatto da allora fino a pochi mesi prima, pronta a consigliargli ogni cosa "per il suo bene", come era solita dire in ogni circostanza, o meglio ogni qualvolta che Jim provasse a farle cambiare opinione, anche su ciò che a prima vista poteva apparire futile e faceto, ma che per Jim era di vitale importanza al fine poter vivere una vita serena, senza rimpianti e senza dubbi. Ma non era questo il destino di Jim! Anche Jim se ne sarebbe accorto in seguito. Forse troppo tardi... o forse no. Mentre Jim rifletteva ad alta voce, lei continuava ad ascoltarlo in silenzio, quasi avesse paura ad interromperlo, timorosa che lui, ormai carico di rabbia e di coraggio, potesse di nuovo urlare parole che l'avrebbero ferita più di quanto già non lo fosse. Passarono gli anni, passarono i mesi, Jim riuscì infine, anche se con qualche piccola difficoltà a conseguire l'agognato diploma. Ma stavolta Jim fece qualcosa che non avrebbe dovuto fare e della quale si sarebbe pentito, non tanto per la scelta di allora quanto per le conseguenze che quella scelta avrebbe portato nel suo già confuso pensiero, conseguenze non lavorative o remunerative, ma psicologiche. Jim stavolta si fece convincere da colei che per ben cinque anni aveva osteggiato! Fu uno degli errori più gravi che potesse commettere in quel periodo e che avrebbero condizionato la sua vita futura.• • • Abbagliato dalle sirene di un lavoro sicuro, stavolta Jim però aveva la certezza che alla fine di quella facoltà sarebbe entrato immediatamente nel mondo del lavoro, Jim seguì il suo consiglio. Nulla di più sbagliato. Jim non solo fu capace di sostenere un solo unico, misero esame in due anni, per di più con il minimo dei voti, ma quella scelta lo costrinse a partire in breve tempo per il servizio militare. Fu in questo momento che la voce di Jim si fece più roca, rotta da una pseudo-emozione; ormai Jim non era più capace di provare alcun sentimento che non fossero la rabbia e l'insofferenza nei confronti di colei che per lunghi anni aveva amato, prima che lei stessa in un impeto di collera rivelasse la sua vera personalità... il suo egoismo. Le fiamme si agitavano danzanti sulle pareti della stanza, come un drago che si divertisse a disegnare ombre cinesi con la sue fauci, quando entrambi furono percorsi da un brivido gelido al quale seguirono attimi di silenzio, interrotti solo da brevissimi monosillabi e da alcune lacrime che iniziarono a sgorgare dagli occhi di lei, come se finalmente, dopo tutti questi anni, avesse raggiunto la consapevolezza dei suoi errori. Come se avesse finalmente capito di aver influenzato per lungo, troppo tempo, la vita di Jim. Intanto Jim proseguì con i suoi rumorosi ricordi, mentre nella mente di lei si era installata come un tarlo quella frase e non voleva saperne di andare via: "Uno utile non me l'hai mai dato!". Dopo aver finalmente realizzato che la scelta di quella facoltà fu un errore, e aver pagato quella scelta con il servizio militare, Jim decise che era il momento di riprendere in mano le redini della sua vita e, andando contro la volontà di lei per la seconda volta in pochi anni, decise di cambiare facoltà. Ancora una volta la scelta di Jim si rivelò corretta. Jim stavolta non ebbe difficoltà a portare a termine gli studi, andando oltre le sue più rosee previsioni. Questo fu uno dei motivi d'orgoglio per Jim il quale non si lasciava sfuggire alcuna occasione per rinfacciarlo a colei che ancora una volta aveva tentato (forse in buona fede stavolta...) di condurlo su una strada diversa da quella agognata da Jim. La soddisfazione di Jim per i risultati raggiunti, solo grazie a se stesso, giova ricordarlo, ma soprattutto senza l'aiuto e i consigli di colei che "per il suo bene" tentava di affrettarne l'ingresso nel mondo del lavoro, fu talmente grande che egli si illuse, ancora una volta, di aver tratto vantaggio dai propri errori. Ma soprattutto si illuse che lei non avrebbe più influenzato o tentato di influenzare le sue scelte future. Ancora una volta, purtroppo, Jim si era sbagliato sul suo conto, ma anche sul conto di sé stesso. Pensava di aver trovato finalmente il coraggio di ribellarsi e che da allora in poi sarebbe stato libero di fare le sue scelte senza condizionamenti esterni....Ma Jim era un vigliacco... solo che non ne era consapevole... o fingeva di non esserlo... [FINE PRIMA PARTE]
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