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Poco prima del servizio militare e subito dopo Jim conobbe un paio di ragazze che avrebbero influenzato, nel bene e nel male la sua vita e che gli avrebbero fatto capire come la sua dipendenza da quella donna fosse ancora forte e come quella donna avrebbe continuato ad influenzare le sue scelte. La prima di queste era una bellissima ragazza, vagamente somigliante alla cantante italo-americana Madonna e con la quale Jim ebbe le sue prime esperienze (certo 21 anni non sono pochi... ma per Jim andava bene lo stesso... il momento arrivò anche per lui). Non era molto alta, anzi era decisamente bassina, ma in quell'esile corpo c'era molto di più di quanto si potesse immaginare: dolcezza, passione, sincerità ed anche fermezza. Aveva un seno che rasentava la perfezione; aveva un sorriso così dolce e due occhi così profondi che al solo guardarla si aveva paura di perdersi nel loro abisso. Era di una dolcezza unica, ma "secondo le comari del paesino", per citare una vecchia canzone di Fabrizio De André, non era all'altezza di Jim, culturalmente e socialmente parlando. Per non parlare poi della distanza, di soli 40 km, ma che per le solite comari, fedeli al vecchio detto "Moglie e buoi dei paesi tuoi", era un abisso. Perfino colei che affermava di fare tutto per il bene di Jim, pur non prestando attenzione alle voci che giravano in paese, si meravigliò di come Jim potesse essere attratto da una simile "mediocrità", come la sua mente classista, influenzata da sua madre e dalle sue amiche si ostinavano a definire una ragazza che non avesse concluso gli studi superiori, o addirittura universitari e che non avesse un impiego stabile presso un azienda seria e di spessore, quale non poteva essere alcuna del settore turistico, secondo il loro classista pensiero. E fu così che le loro strade si separarono, sia perché Jim decise di tornare da colei che lo aveva osteggiato e che lo stava tuttora osteggiando, sia perché Jim dovette partire per il militare e non ebbe più occasione di rivederla; anche perché a causa delle molte punizioni che Jim continuava a subire durante il servizio militare, non riusciva a tornare a casa molto spesso. E quelle rare volte in cui vi riusciva, non aveva il coraggio di prendere la macchina e di tornare da lei, temendo di rovinare definitivamente nonché di interrompere i rapporti con colei che diceva di amarlo. Forse Jim avrebbe dovuto seguire il suo istinto, montare in macchina e correre di nuovo da lei. Forse un giorno si sarebbe pentito di questa scelta, o forse ne sarebbe rimasto entusiasta.... Chissà... Jim non lo saprà mai. Ma comunque sarebbe andata, sarebbe stata una scelta solo sua e di nessun altro. Una scelta influenzata solo dal suo coraggio, dalla sua voglia di rischiare, voglia di rischiare che si era invece sempre scontrata con il muro di gomma della volontà di lei, in qualsiasi campo. Anche per Jim arrivò la fine del servizio militare, che coincise con l'arrivo dell'estate. E come si sa l'estate porta sempre dei batticuori, in particolare nei luoghi di villeggiatura, quali erano quelli in cui Jim abitava. Volente o nolente Jim si fece di nuovo sopraffarre dall'istinto e dalla sua spontaneità, grazie alla quale conquistò il cuore di una ragazza che per la prima volta si trovava in villeggiatura in quei luoghi ameni.....Anche stavolta Jim si illuse che la sua vita potesse cambiare e pensava che forse la donna della sua vita avrebbe potuto essere Francis (questo era il suo nome). Anche con Francis Jim passò dei momenti bellissimi, ma coincisero con i soliti, prevedibili contrasti con colei che faceva parte della sua vita da moltissimi anni, forse troppi... E purtroppo anche con Francis vennero sollevati gli stessi problemi e le stesse illazioni rivolte alla vecchia ragazza di Jim. Ed anche stavolta Jim, da vigliacco qual era, decise di tornare da lei e di abbandonare la strada che lo avrebbe condotto per sempre da Francis. La sola ed unica differenza era che Jim adesso era consapevole della sua vigliaccheria, ma la cosa peggiore è che aveva deciso di conviverci... E quello fu un altro errore, l'ennesimo di Jim. E non sarebbe stato l'ultimo... • • •
Jim si interruppe e in silenzio si alzò, si diresse a sinistra, dove si trovava il frigorifero del loro appartamento, lo aprì, prese una bottiglia di tè alla pesca e se ne versò un bicchiere, poi lentamente ritornò verso la poltrona posta di fronte al caminetto e con agitata tranquillità si lasciò nuovamente sprofondare nella poltrona. Jim aveva molte cose di cui lamentarsi o di cui pentirsi della sua vita, ma certo non poteva lamentarsi del loro tenore di vita. Anche l'appartamento, grande e confortevole, pieno di ogni comodità, rispecchiava questo tenore. Ecco! Jim dal punto di vista materiale aveva avuto tutto, ma veramente tutto ciò che desiderava. Forse era proprio per questo che la mano divina (ammesso che esistesse un dio, pensò tra sé e sé Jim) che aveva deciso di scrivere la storia della sua vita, decise di privarlo di altre soddisfazioni, per così dire "astratte", ma delle quali Jim avrebbe sentito la mancanza, fino all'incontro con la donna che avrebbe cambiato la sua vita per sempre, e della quale Jim sentirà la mancanza per il resto dei suoi giorni. Entrambi rimasero seduti nelle loro poltrone con i loro occhi azzurri fissi gli uni negli altri, occhi che iniziavano a tradire qualche barlume di emozione. Jim bevve un sorso del suo tè alla pesca e, rigirando nervosamente il bicchiere tra le mani, continuò il suo racconto. Passò poco tempo dalla conclusione degli studi e, grazie a quella scelta, Jim iniziò a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, pur se con qualche difficoltà. Infatti i primi anni di lavoro di Jim non furono semplici... Fu costretto ad allontanarsi dalla loro dimora per qualche anno... il suo ritorno a casa avveniva solo nei fine di settimana, la casa in cui lei passava ogni singolo giorno nella trepidante attesa del suo ritorno. Jim prima di allora non si era mai allontanato dalla loro dimora per più di un giorno. Adesso doveva rimanere lontano da casa per diverso tempo. Fu così che lei decise di fargli compagnia in quella landa desolata (ma che con il tempo sarebbe diventato il più dolce ricordo di Jim) almeno per i primi giorni. Fu proprio quella sera, la prima del loro soggiorno, che lei insinuò nella mente di Jim il tarlo del dubbio, cercando di condurlo ancora una volta su una strada diversa da quella che lui aveva deciso di intraprendere. Stavolta però Jim si sentiva forte e sicuro di sé (sarebbe stata una delle poche volte di lì a pochi anni, ma lui non poteva saperlo) e rispose con un secco rifiuto. "Voglio restare qui" disse, con voce tanto pacata e calma quanto ferma e decisa. "La distanza non è eccessiva e comunque, volendo, posso tornare a casa ogni fine settimana" proseguì. "Domani, appena sistemato ogni cosa, puoi ritornare a casa, io ti raggiungerò questo week end" concluse. Lei, sorpresa da tanta fermezza decise di accontentarlo e, dopo averlo aiutato a sistemarsi, almeno per poter trascorrere con tranquillità e senza preoccupazioni di sorta, questa prima settimana solo e lontano da casa, il giorno seguente ripartì, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Pensieri che con il passare dei giorni si facevano sempre più insistenti, rincorrendosi in un circolo vizioso il cui traguardo era sempre distante. Lei era comunque riuscita a installargli il tarlo del dubbio... Nonostante la sua fermezza e la sua convinzione mostrata in presenza di lei... Jim non era del tutto convinto di quella scelta... specialmente dopo aver trascorso i primi giorni in quel luogo. Con lo scorrere dei giorni, dei mesi, però Jim iniziò a cambiare atteggiamento e si convinse sempre di più che non avrebbe potuto fare una scelta migliore. Jim, non poteva saperlo, ma quella scelta avrebbe facilitato non poco il suo ingresso, in modo quasi stabile, nel mondo del lavoro. Soprattutto, però quella scelta, gli avrebbe fornito un bagaglio di esperienze e di conoscenze che Jim avrebbe portato per sempre con sé e che lo avrebbero aiutato ad affrontare, professionalmente parlando, in maniera tranquilla e distaccata, tutte le difficoltà che gli si sarebbero presentate in questa giungla che volgarmente chiamiamo LAVORO. • • •
Appena ebbe finito di sorseggiare il suo tè alla pesca Jim si alzò e si girò per dirigersi verso il lavandino e mentre era di spalle e stava per posare il bicchiere nel lavello, sobbalzò... Il suo però non fu spavento, fu meraviglia, sorpresa... infatti la causa di quell'agitazione era dovuta al singhiozzare che udì provenire dalle sue spalle. Si voltò di scatto e vide che lei stava piangendo come mai l'aveva vista piangere. L'unica volta che Jim si ricordava di averla vista piangere con tanto trasporto e con tanto dolore era stato al funerale di sua madre. Stavolta però non era la morte di una persona cara a farla piangere, pur dovendo provare lo stesso dolore. Il dolore per la consapevolezza che stava perdendo (o forse l'aveva già persa), una persona che amava e non per una malattia o per colpa del naturale decorso della vita. NO! Stavolta la stava perdendo per il suo egoismo! IL SUO EGOISMO!! Adesso ne era consapevole. Fu davanti alla sua mente, adesso che quella videocassetta si stava riavvolgendo lentamente, a ritroso, indietro nel tempo. E davanti ai suoi occhi confluirono, come un'enorme mostro, tutti i suoi sbagli, dal primo all'ultimo giorno. E si chiese, come avesse potuto, nel nome dell'amore che provava per lui, agire in quella maniera. Certo lo aveva "fatto per il suo bene", di questo continuava ad esserne convinta. Ma non si rendeva conto, neanche adesso che stava per ammettere i suoi errori, che in quel modo, invece, non aveva fatto altro che limitare la sua libertà, la sua agognata (anche se,alle volte, temuta) libertà. Intanto tra questi pensieri si fece ancora più strada quella frase, che ormai era diventata un'ossessione: "uno utile non me lo hai mai dato". Ma lei non si convinceva. Sapeva che tra tutti questi errori, a fin di bene (come continuava a ripetersi e a ripetere, magari più per convincere se stessa che altri) aveva comunque riversato tutto il suo affetto su Jim, forse in maniera sbagliata, forse in maniera esagerata, quasi paranoica, ma lo aveva comunque riempito di cure e di attenzioni fin dai primi giorni. Anche Jim riconosceva questo aspetto, certo non poteva dire di non essere stato amato da quella donna, forse anche in maniera ossessiva. Ma ciò non gli impediva di riconoscere anche i tanti sbagli che quella donna aveva commesso nei suoi confronti e che avevano influito più dell'amore nella vita di Jim. Ma la loro influenza, purtroppo, era stata solo negativa, anche se Jim avrebbe imparato molto da quegli sbagli, forse troppo tardi, ma comunque avrebbe imparato. Riavutosi da quell'attimo di amara emozione, Jim tornò lentamente verso il suo posto, con lo sguardo rivolto verso il pavimento... Il suo non era timore di guardare negli occhi quella donna, piuttosto distacco. In quel gesto, nei suoi occhi diretti verso terra c'era tutto il suo distacco da qualsiasi tipo di emozione quella donna stesse provando in quel momento o, perché no, da qualsiasi emozione avrebbe potuto provare egli stesso. Certo in altri momenti, Jim avrebbe reagito in maniera totalmente diversa a quell'esplosione di emotive circostanze. Ma ora che, grazie a lei (o per causa sua?) non era più capace di provare alcuna emozione, la sola ed unica cosa che gli riuscì di fare fu quella di accasciarsi di nuovo, lentamente, nella sua poltrona e, dopo una breve pausa, ricominciare il racconto di quella che sarebbe stata una vita perfetta se solo lei non avesse influito, alle volte anche in maniera arrogante su ogni decisione che Jim aveva assunto fino a quel momento. [FINE SECONDA PARTE]
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