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Perché romanzo work in progress?
Perché come dice la parola inglese scritto e pubblicato a capitoli strada facendo.
Marniko è il primo degli autori di questo sito che ha accettato di misurarsi con questa scommessa
.


Indice dei capitoli pubblicati:

capitolo 1 [luglio 2009]
capitolo 2 [agosto 2009]
capitolo 3 [settembre 2009]
capitolo 4 [ottobre 2009]
capitolo 5 [dicembre 2009]
capitolo 6 [agosto 2010]
capitolo 7 [novembre 2010]


N.B. - Per leggere i nuovi capitoli del romanzo e tutti gli aggiornamenti work in progress collegarsi al sito:
http://romanzo-marniko.blogspot.com

 

 

 

[Capitolo 1]

 

Giacomo apre lentamente la porta dell'ascensore panoramico dell'albergo, e indica con un gesto della mano lo spazio davanti a loro.

Sandro entra mettendosi di tre quarti. Si appoggia a sinistra della cabina, e subito punta lo sguardo all'infinito. In questa giornata lombarda di primavera, il cielo sopra la città è una bella vista. Si possono addirittura scorgere le Alpi all'orizzonte.

Mentre chiude la porta dell'ascensore, Giacomo si passa la mano sinistra nei capelli brizzolati e tagliati corti. Sembra sollevato. Avverte il bisogno di aprirsi, o meglio sente crescergli dentro il coraggio di chiarire finalmente le cose rimaste in sospeso. Per un attimo è attratto dall'espressione del volto dell'amico. Gli osserva lo sguardo smarrito su questa città che non ha mai sentito come la sua. Giacomo è lì in prestito, come sa di esserlo chi è stato costretto ad allontanarsi troppo presto dalle cose che ama ed è dovuto partire verso destinazioni precarie ancora ragazzo.

L'ascensore arriva al piano terra. A quell'improvviso rumore, sobbalzano. Scendono sul pianerottolo dell'ingresso. Poco dopo escono dal portone a vetri, e si dirigono verso il parcheggio a spina di pesce. Visti da lontano, sembrano più padre e figlio. Giacomo precede l'amico. Sandro l'osserva da dietro, e per un istante lo vede come la sua àncora di salvezza; sente di appartenere a quell'uomo più anziano di lui del doppio dei suoi anni, e in un modo così fragile ma allo stesso tempo così affascinante. Giacomo è...

Già, cos'è Giacomo?

Salgono in macchina. Sandro gira la chiave e mette in moto. Senza guardare esce in retromarcia, quindi prende la strada di fronte e lascia il parcheggio girando a sinistra.
L'orologio digitale sul cruscotto segna le sette e quaranta. E' domenica, e a quell'ora del mattino non c'è traffico. Il SUV giapponese di colore grigio metallizzato procede spedito nel condurli fuori città.

Sono diretti alla casa di campagna, quella che un tempo era stata del padre di Giacomo. Vogliono verificare la fattibilità di trasformare in agriturismo esclusivo quella proprietà abbandonata.
La casa è appena fuori di un paesino della bassa attraversato dal fiume Po, dove fa freddo d'inverno e c'è afa d'estate, e la nebbia rende ogni cosa offuscata da un fumo indistinto per la maggior parte dell'anno. C'era stato un periodo dell'infanzia di Giacomo in cui tutto gli pareva immobile, come se in quel luogo, per dare senso al paesaggio, il tempo si dovesse necessariamente fermare per sempre.

Giacomo è architetto ed è arrivato da alcuni mesi a Milano da Bruxelles, dove vive con la moglie e due figli adolescenti, per seguire da vicino la direzione lavori di una nuova chiesa per la quale il suo progetto ha vinto il concorso internazionale. Sandro è il geometra dell'impresa costruttrice vincitrice dell'appalto e lo affianca nella gestione del cantiere.

Si sono piaciuti subito. Giacomo ha un modo di fare che mette l'altro a suo agio, e Sandro è portatore sano di due qualità per le quali l'architetto ha un debole: la professionalità e il fascino della giovinezza.

Quell'incontro ha però riportato in superficie sentimenti che Giacomo teneva in profondità da anni, ripescandoli dalle acque stagnanti della memoria. Quando ha stretto la mano di Sandro, il calore di quel gesto l'ha colpito al cuore. Mentre l'altro gli parlava del progetto che dovevano realizzare insieme, dei motivi alla base delle scelte costruttive dell'impresa che rappresentava, stranamente lui ha avvertito in gola un turgore, il montare di una tensione atavica. E non udiva parole uscire da quella bocca sulla quale fissava lo sguardo incessante; sentiva solo il bisbiglio del suo pensiero, che gli diceva quanto quelle labbra fossero il perfetto e forse l'unico sollievo esistente per quel sentimento che gli vorticava dentro in una nebbia scura.
Più avanti nel tempo, dopo essersi conosciuti meglio, un giorno Giacomo gli aveva guardato il viso, e vi aveva scorto qualcosa di nuovo: si era innamorato.
Di colpo avrebbbe voluto scappare.

In realtà Giacomo è certo anche questa domenica mattina, su questo SUV che procede indisturbato lungo l'autostrada, ch'egli deve davvero scappare. Allora, nei primi istanti che si erano conosciuti, il suo volere andarsene lo riteneva giusto perché era un voler trovare una scappatoia a quello che sentiva dentro. Ma adesso lo ritiene ingiusto, adesso ama Sandro. Adesso c'è stato tra di loro tutto quello che c'è stato. Adesso sente che ciò che prova per questo ragazzo è una convinzione sincera, profonda, reale. Anche se non riusce a immaginare il modo in cui tutto potrebbe andare per il verso giusto.

Cos'è stato a farlo innamorare in questo modo?
Il fatto che l'altro sia arrivato in un momento di disorientamento? O ha qualcosa a che fare invece con la sua personalità? Oppure è perché quel giorno ha sentito improvvisamente gli occhi di Sandro penetrare nel suo io più profondo?

Il breve periodo che è seguito al loro incontro è stato meraviglioso. Ha avuto l'impressione di vivere con l'anima. Dopo la cosa si è trasformata in malattia, come alcuni sentimenti malsani hanno la tendenza a fare, e a quel punto l'unico desiderio è stato di tornare al tempo in cui non aveva ancora posato lo sguardo su di lui...
Giacomo ha gli occhi chiusi. Ma non dorme, no. E' come se stesse turbinando giù da un tubo di scarico.

«È un posto in culo al mondo» dice Sandro all'improvviso.
La voce dell'amico lo riscuote dai suoi pensieri, tuttavia Giacomo continua a tenere gli occhi chiusi. Gli piace rimanere così, anche se pare abbozzare un sorriso.

«Che cosa hai intenzione di fare, dopo?» domanda Sandro.
Questa volta la voce gli arriva come un coltello che scava nella piaga. Giacomo rimane in silenzio per prendere fiato. Abbassa il finestrino. Si sente dolorante come non mai. Poi mugugna appena la risposta con un'altra domanda.

«Dopo, quando?»
Quindi inizia a tirare dal sigaro che tiene tra le labbra emettendo i primi puffs , dopo averlo acceso e fatto roteare pigramente con le dita.

«Dopo. Lo sai a cosa mi riferisco...» dice Sandro, girando il viso verso di lui.

Giacomo non risponde. Stringe il sigaro tra i denti leggermente, quasi assaggiandolo, poi lo prende per il corpo con le dita della mano destra e soffia sul braciere per ravvivarlo. Lui sa che Sandro gli sta rivolgendo un invito definitivo, che gli sta offrendo una scappatoia alla sua inquietudine, a confrontarsi con quello che si porta dentro. Forse sarebbe meglio fermarsi adesso e provare a dimenticarlo, tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli. Nonostante tutto questo...

«Giacomo dopo, quando la chiesa è finita, che cazzo farai?» insiste l'amico, irritato da quanto l'altro sembra fingere di non capire.

Ti amo, e dopo voglio stare con te per il resto della vita .
Giacomo richiude gli occhi, protetto dalla nuvola di fumo. Nel buio, però, trova solo buio. Non la risposta che Sandro aspetta.

«Prendi a destra!»
E di colpo risponde con quella scorciatoia, emettendo dalla bocca fumo e tutto il resto che non riesce a far uscire.

Quasi subito allunga la mano sinistra verso la gamba di Sandro. Gliela appoggia aperta sul ginocchio lasciandola lì a riposare, cercando con quel contatto fisico di alleviare la tensione che gli sta salendo dal buco dello stomaco. Poi alza lo sguardo al di sopra di lui, e dice a fatica:
«Dopo non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Dopo ho bisogno di te, che tu mi stia vicino, della tua comprensione... Diamo tempo al tempo, ti prego!»

Nel frattempo il SUV svolta a destra, proiettando un'ombra quasi risolutiva sull'asfalto.
Quindi percorrono in silenzio il breve tratto di strada sterrata che ancora li divide dalla casa, quello che sale verso l'argine del fiume. Si ode solo il rumore del motore e lo stropiccio dei pneumatici.
La sua mano è ancora là...  

Poco dopo la svolta, finalmente la casa. E tutto quello che ancora dovrà accadere.

 

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