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Perché romanzo work in progress?
Perché come dice la parola inglese scritto e pubblicato a capitoli strada facendo.
Marniko è il primo degli autori di questo sito che ha accettato di misurarsi con questa scommessa
.


Indice dei capitoli pubblicati:

capitolo 1 [luglio 2009]
capitolo 2 [agosto 2009]
capitolo 3 [settembre 2009]
capitolo 4 [ottobre 2009]
capitolo 5 [dicembre 2009]
capitolo 6 [agosto 2010]
capitolo 7 [novembre 2010]

 

 

 

[Capitolo 3]

 

Più tardi il SUV esce dall'autostrada transitando nella porta riservata ai clienti telepass.

Mentre la sbarra si solleva automaticamente Giacomo riapre gli occhi. Ha la bocca asciutta, il corpo caldo e pesante. Pare voglia tornare in sé lentamente.

Per un momento guarda fuori del finestrino, inizia a imbrunire. Gli sovviene la canzone di Battiato e ricorda la citazione, e il mio maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire, e poi l'immagine, e pensa alle notti bianche dell'estremo nord della Russia, quando il confine tra il giorno e la notte non esiste oppure si deve trovare per continuare a vivere, per iniziare un nuovo giorno, per mettere fine alla notte: prima o poi c'è sempre un'alba.

Dopo volge lo sguardo verso Sandro; non ricorda di averlo visto così. E ha un attimo di smarrimento.

«Ho voglia di fare sesso» afferma Sandro con disinvoltura, come se vendesse all'asta ogni volta un ritratto di se stesso. «Andiamo da me?»

Giacomo ha un sussulto muscolare. Breve, ma percettibile dall'espressione del suo volto. Del resto il desiderio che prova per Sandro ha lottato per tutta la giornata contro i ricordi che gli sono esplosi nella mente con la potenza di bombe dirompenti.

Si getta di lato verso la portiera; ma Sandro, che fino a quel momento è sembrato indolente come un'odalisca, avverte nello smarrimento dell'amico il loro bisogno di amore: gli afferra il braccio e lo tira a sé.

«Su, amico mio, ne hai voglia quanto me...» tuba questa volta. «Ti ho osservato in silenzio per tutto il tempo.»

Giacomo inspira. La mano di Sandro adesso gli sfiora il sesso, costringendolo a inspirare di nuovo a fondo. Glielo stringe dolcemente, afferrandolo per l'apertura dei pantaloni: Giacomo ha un altro sussulto, più evidente del primo, dal basso verso l'alto.

Nel frattempo Sandro ha accostato d'istinto il SUV, e ora si sporge verso l'amico. Lo tira a sé cingendogli il collo con un braccio. Poi le loro bocche si incastrano alla perfezione, come le due metà di un bottone automatico sul davanti di una camicia.


Un'ora dopo se qualcuno percorresse in punta di piedi il corridoio dell'appartamento di Sandro, troverebbe la porta della camera da letto socchiusa e l'abat-jour accesa, e vedrebbe i due amici aggrovigliati nudi in quel letto al centro della stanza. E potrebbe pensare che siano morti per davvero, se non fosse per la testa del più giovane che si muove in modo sensuale premuta alla parte inferiore del corpo dell'altro.

Eppure anche adesso, per un attimo impercettibilmente breve, chiaro e assurdo nel contempo, in quel minimo lasso di tempo in cui la mente è in delirio nello sfrenato desiderio dell'altro, Giacomo si sente distante dall'amante. Si sente, suo malgrado, come se la mano di un gigante lo avesse prelevato da quella stanza e posato lontano, oltre le sensazioni e le emozioni del momento, permettendo alla mente di vagare in libertà.

Francamente credo proprio che tu non abbia la benché minima idea di che cosa sia l'amore, aveva detto a Sandro solo qualche ora prima; dopo che l'amico, con quel suo innato talento per la schiettezza, aveva appena finito di dirgli quello che pensava di Greta e del loro matrimonio. E aveva capito poche cose; una delle quali era che quando Sandro lo metteva al corrente di quello che gli passava per la testa, be' spesso e volentieri l'esito non era dei migliori. Quando veniva nominata la moglie, poi, le cose fra loro prendevano sempre una brutta piega.

Giacomo ha un brivido, e per un istante uno spasmo gli contrae il corpo. Sandro lo interpreta come la risposta incondizionata allo stimolo di piacere che gli sta procurando, e continua quello che gli sta facendo poco più sotto, abbracciato alla parte inferiore del suo corpo .

Se quel qualcuno di prima fosse ancora lì, nel corridoio a osservare la scena, vedrebbe adesso quei due corpi nudi nella penombra illuminati solo dallo scampolo di luce che deriva dall'abat-jour, in una coincidenza casuale fra luce e ombre. E di sicuro sarebbe turbato dalla bellezza di quella composizione, come se la vedesse raffigurata in un bozzetto pittorico del rinascimento che si fonde all'improvviso negli occhi di chi l'osserva.

Intanto in lontananza Giacomo sente provenire dall'appartamento vicino il ticchettio dei tasti della tastiera di un computer, come il suono di un flauto magico, come i secondi di un orologio a scandire il trascorrere del tempo e del loro amplesso.


Il pomeriggio seguente Giacomo è seduto su una poltroncina di vimini, sulla luminosa terrazza a vetri dell'hotel.

Sorseggia un tè freddo alla menta. E aspetta.

Sono quasi le cinque e dieci. O almeno così segnano le lancette sul quadrante dell' Hamilton allacciato al polso. È li seduto da più di mezz'ora e mentre aspetta, Giacomo osserva il panorama sulla città. Lo osserva dai suoi Persol scuri; e si ricorda di quel proverbio cinese che gli diceva spesso la moglie, che se fai aspettare qualcuno gli dài il tempo di contare i tuoi difetti. Giacomo ha invece l'abitudine di contare i propri. Sono infatti i suoi difetti e non quelli di Sandro, crede, che impediscono a quest'ultimo anche di arrivare puntuale agli appuntamenti. In realtà questo è vero solo in parte, e lui lo sa, ma non vuole ammetterlo per una forma innata di pudore. Sandro ha dalla sua l'impeto della giovinezza, quello che lo fa apparire con minori inibizioni di quanto sia possibile. Ed è proprio quel ragazzo senza inibizioni che lui ama. L'euforia che ha provato la notte prima nel farci sesso, adesso lo sta rinvigorendo come un integratore. Vuole essere onesto con lui. Ma nessuno vuole onestà assoluta, si dirà, se il prezzo da pagare è un cuore spezzato. Eccolo di nuovo sulla fune, tesa sopra un nuovo abisso.

Fin dall'inizio è stata un'attrazione perversa la loro. Ne è consapevole. È nello stesso tempo attratto e respinto da Sandro. È attratto dall'audacia di quel venticinquenne che quella notte, in un piano-bar, gli aveva confessato il suo forte interesse, e che il giorno seguente, appena dopo esserci stato a letto, gli era sembrato così distante da doversene pentire di averglielo permesso.

C'è in Sandro una forza strana che si rivela all'improvviso; qualcosa d'innato, e per qualche ragione forse a lui stesso ancora in parte oscuro, che lo fa apparire agli occhi di Giacomo in quel modo irresistibilmente attraente che assume per fatalità il sapore del rito - si tratti del rito del ricordo, il cui valore è aumentato dal retroterra di significati che assume in lui lo scorrere inesorabile del tempo, o del rito di quell'inspiegabile motore interno che è il sogno, la fantasticheria irrazionale e profetica che gli si rivela a volte nei momenti in cui il suo mondo esterno è più fragile, più sensibile alle intrusioni dell'inconscio e dell'irrazionale.

Comunque Giacomo adesso è stanco di pensare. Stanco di pensare a Sandro. Stanco di pensare alla moglie tradita. Stanco di pensare che non deve pensare a Sandro. È stanco di cercare di adattarsi a ciò che ci si aspetta da lui, di provare a capire se una cosa va per il verso giusto o se è il verso giusto ad andare in direzione opposta alla soluzione più auspicabile. Tutto ciò ha il suo lato illusorio, lo sa bene. Ma il sesso con Sandro è l'unica certezza: è la cosa giusta. È il suo pane quotidiano.

Quando finalmente Sandro varca la porta a vetri della terrazza dell'hotel sono quasi le sei e un quarto. Non si scusa per il ritardo, perché non gli è passato nemmeno per la testa che l'amico potesse essersene andato. Però gli sorride, con quella naturale sfrontatezza che lo fa apparire ancora più affascinante agli occhi di Giacomo.

«Sei pronto?» è ciò che gli dirà in tutta fretta.
Poi raccoglierà da terra la borsa di pelle nera infilando la tracolla nella spalla destra, e s'incamminerà verso l'uscita.


L'infelicità può consistere nel non riuscire a trovare il giusto tipo di felicità. A questa banalità pensa Giacomo dieci minuti dopo, fissando Sandro su quel taxi che li sta portanto in ritardo a quell'appuntamento di lavoro, dall'altra parte della città.

Giacomo non solo lo ama, ma gli è anche grato per averlo liberato da se stesso, per avergli consentito di spiegare le ali quando si sentiva arenato e impotente, l'anima rattrappita, contratta e accartocciata nel suo corpo come adesso il pene nelle mutande.

Sandro gli vuole bene, e Giacomo lo sa; ma quando fanno sesso, il suo piacere deriva soprattutto dall'opportunità di osservare il piacere che procura all'altro. Non smetterebbe mai di meravigliarsi della forza con cui la testa di Sandro si piega all'indietro, le sue pupille dilatate si rovesciano all'insù, il suo giovane e ruvido membro color mandorla esplode all'improvviso in una straordinaria virilità ed erutta con furia la linfa bianca.

I due amici si guardano. Per un istante impercettibile, ma sufficiente a entrambi per fissare il proprio pensiero nella mente dell'altro attraverso quello sguardo. Questa perfetta corrispondenza di affinità è del resto ciò che rende straordinaria la loro amicizia: lo sanno. E si sorridono.

 

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