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Perché romanzo work in progress?
Perché come dice la parola inglese scritto e pubblicato a capitoli strada facendo.
Marniko è il primo degli autori di questo sito che ha accettato di misurarsi con questa scommessa
.


Indice dei capitoli pubblicati:

capitolo 1 [luglio 2009]
capitolo 2 [agosto 2009]
capitolo 3 [settembre 2009]
capitolo 4 [ottobre 2009]
capitolo 5 [dicembre 2009]
capitolo 6 [agosto 2010]
capitolo 7 [novembre 2010]

 

 

 

[Capitolo 5]

 

Quando il pomeriggio della domenica seguente François entra di corsa nel portone della casa di Sandro piove forte. Ha lo zaino sulle spalle, i lunghi capelli biondi raccolti in un berretto di tela griffato. A vederlo così, seppur nei suoi modi mascolini in lui c'è qualcosa di femminile, ad esempio nella disinvoltura con cui butta qua e là i suoi gesti, forse per deformazione professionale, rendendoli a prima vista leggeri come piume.

Nel salire le scale pensa alla scopata lampo dell'altra notte in macchina, e come quella abbia fatto ritrovare di nuovo complici Sandro e lui. L'obiettivo taciuto era ripeterla; e non sapendo di complicarsi la vita, è lui a decidere d'impulso di ritornare sul luogo del delitto con il cadavere ancora caldo.

François è del resto un ragazzo dall'orgasmo facile, forse si è capito; e come la maggioranza dei giovani della sua età non ha bisogno di carezze e di coccole, né di frasi sdolcinate. È semplice e carnale, disposto a offrire il suo corpo senza inibizioni, senza addossare colpe. Poi Sandro gli piace fisicamente, e questo a lui basta.

« Salut !» gli dice sulla soglia della porta. Quindi lo abbraccia e lo bacia sulla bocca.

«Scusa» mormora Sandro quando si staccano.

«Scusa di che?»

«Dell'altra notte, in macchina...»

«Va' fammi entrare, mon ami ...» gli ordina con quella erre moscia innata, e sorride.
Lo prende per un polso, e lo tira dentro.

Mezzora più tardi entrano nella camera da letto.
La stanza è illuminata appena dalla luce del giorno che filtra dalle tende.
François si spoglia in tutta fretta abbandonando i vestiti sul pavimento, e si butta su letto.
Pur avendo atteso con impazienza di conoscere questa camera e questo letto, su cui aveva fantasticato tante volte, adesso François è assalito da una sensazione di déjà vu: non solo dall'oscura sensazione di esserci già stato prima, ma anche dalla certezza che qui è accaduto qualcosa di importante per l'amico.

Sandro rimane immobile ad ammirarlo, in silenzio: gli sembra più bello del ricordo.
Il suo corpo è statuario, lì sdraiato su quel letto, a gambe divaricate e con le braccia lungo i fianchi. Gli osserva gli occhi chiari e le labbra carnose; negli incavi delle ascelle sono visibili due ombre ricciute, ma si sofferma a lungo sulla terza, quella che nel corpo maschile forma il vertice di un triangolo capovolto. Poi lo sguardo scende alle caviglie sottili e ai polpacci modellati e snelli, alle ginocchia tonde e asciutte, e alle cosce, morbide e lisce come marmo. Le natiche sono tonde e sode, la curva della schiena è qualcosa di indescrivibilmente sensuale; sensuale come i piedi, piccoli e ben torniti: non c'è nulla, in lui, che sia sbagliato o sgraziato o inadeguato.
È una scena straordinaria, e quel ragazzo è decisamente ciò che gli serve.

Che gli serve per dimenticare Giacomo...

«Che fai, non vieni?» domanda François, facendogli segno con la mano di sdraiarsi.

Sandro si siede sul letto, accanto a lui.

François inizia a leccargli la nuca. Sandro rabbrividisce, e gli viene una leggera pelle d'oca. Gira il busto, si abbassa e lo bacia sulla bocca. L'altro lo avvicina a sé, e si ritrovano uniti, corpo contro corpo. François fa quindi leva sulla gamba sinistra, e si mette a cavalcioni sulle cosce di Sandro. Ecco, si guardano in viso. Gli occhi dell'uno fissi nello sguardo dell'altro.

«Pensavo che non mi avresti più voluto vedere...» dice François.
Lo strano è che questa cosa la dice quasi sussurrandola; poi gli poggia i gomiti sul petto. Si sorridono. Illuminati appena dalla luce del giorno che filtra dalle tende all'altro capo della stanza, e avvolti dal rumore di fondo incessante della pioggia.

Fanno sesso lentamente, senza parlare. Niente furie, come l'altra sera in macchina, né acrobazie. Solo il lento ondulare dei loro corpi, fino al raggiungimento di un orgasmo sereno, quasi elementare. Un orgasmo consapevole.

«Mi è subito piaciuto fare sesso con te...» dice François più tardi, stringendosi al corpo dell'amico.

«Quando ero bambino» prosegue quasi subito, «ma mère diceva che i poveri non hanno il tempo per divertirsi, i poveri nemmeno possono permettersi il sesso. Allora mi ero fatto l'idea che il lattaio sotto casa, che a detta di mamma non se la passava bene, fosse così triste e brutto perché era povero, e aveva dovuto rinunciare per sempre al sesso. E un giorno le dissi che non volevo diventare come il lattaio, che anzi da grande mi sarei buttato a far soldi per fare sesso...»

Si interrompe, il tempo necessario a buttar fuori il fumo aspirato avidamente, e gli passa la canna.

«Oggi è diverso...» continua. «Oggi a noi ragazzi viene fatto credere che chi sta dalla parte giusta può avere tutto. Sesso e soldi...»

«Questo forse è vero per chi fa marchette a 300 euro a botta...» lo interrompe Sandro con una leggera ironia nella voce. Poi gli restituisce il fumo, dopo aver tirato profondamente.

«Touché mon ami...» gli risponde François. «Touché

«Non c'è dubbio che è bello vederti di nuovo, vederti nudo, e averti qui nel mio letto...» gli dice Sandro, guardandolo dritto negli occhi. Lì a pochi centimetri dal suo naso, respirando il fiato dell'altro.

«Io avevo veramente perso la testa per te...» gli sussurra François quasi subito, e con lentezza.
«E ho sprecato più tempo cercando di dimenticarti di quanto ne fossi realmente capace. Mi consolava però immaginarti morto, quello sì.»

Di colpo cambia espressione e tono di voce.

«Una notte avevo sognato un ghepardo che si avvicinava lentamente e di soppiatto alla finestra della stanza dove dormivi. Improvvisamente, dopo essere balzato, l'animale aveva rotto il vetro e ti aveva attaccato alla gola, e tu urlavi il mio nome e perdevi sangue, e io urlavo più forte di te Sono io il ghepardo, brutto bastardo, sono iooooo...! »

Adesso Sandro lo guarda ammutolito.

E come succede talvolta a due persone occupate in una qualche attività solitaria che si trovino a gettare casualmente un'occhiata l'una all'altra, François gli restituisce lo sguardo, di traverso, con gli occhi che gli bruciano e che danno l'impressione di aver pianto a lungo.

Dopo un attimo di esitazione, Sandro gli si avvicina con le labbra. Lo bacia, sfiorando appena con la lingua quella dell'altro, che era lì in trepida attesa.

E' incredibile quante cose possono cambiare tra due persone, pensa Sandro in quel preciso momento. Un giorno si crede che quella persona sarà il proprio compagno per l'eternità, e tre mesi più tardi ci si imbatte in lei per strada e non si sa cosa dire...

«Ho incasinato tutto...» mormora Sandro, con le labbra ancora attaccate a quelle dell'altro.

Poi si stacca e cambia espressione.

«Si, ho incasinato proprio tutto! Le cose non si possono prevedere, capitano e basta. Ci sono stati giorni e settimane e poi mesi intensi, e ora essi giacciono impilati in un mucchio inutile, senza significato. Siamo dei sopravvissuti, ecco cosa siamo ora, Giacomo ed io, due amanti a una svolta.»

Nel frattempo la stanza e i suoi occupanti abbassano le luci, come un'auto abbassa i fari quando ne incrocia un'altra durante una corsa nottuna. Quanto sta per ripetersi non è dunque una novità, e forse avviene perché entrambi hanno bisogno soltanto di una complicità reciproca e incondizionata che scenda sui loro inferi privati.

«Hai dei bellissimi occhi, sai?» gli dice Sandro poco dopo. Ed è sincero.

François gli sorride, e gli tocca lievemente le labbra umide sfiorandole appena con l'indice della mano destra.

« Que reste-t-il de nos amours? Que reste-t-il de ce bons jours? Une photo, vieille photo de ma jeunesse...»*

 

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*«Che altro resta del nostro amore? Che altro di questa bella giornata? Una foto, una foto sbiadita della mia giovinezza...»

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2009 © marniko per I Sogni nel Cassetto [copyright]

 
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