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Perché romanzo work in progress?
Perché come dice la parola inglese scritto e pubblicato a capitoli strada facendo.
Marniko è il primo degli autori di questo sito che ha accettato di misurarsi con questa scommessa
.


Indice dei capitoli pubblicati:

capitolo 1 [luglio 2009]
capitolo 2 [agosto 2009]
capitolo 3 [settembre 2009]
capitolo 4 [ottobre 2009]
capitolo 5 [dicembre 2009]
capitolo 6 [agosto 2010]
capitolo 7 [novembre 2010]

 

 

 

[Capitolo 6]

 

Quando Giacomo si rende conto che sono più di sei mesi che non vede e sente Sandro, guarda fuori dell'ampia parete a vetri del suo ufficio di Bruxelles al diciassettesimo piano.

Nei suoi occhi si forma nello stesso tempo, riflessa nel vetro, l'immagine del volto dell'amico. La vede affiorare lentamente come una parvenza sbiadita, quasi eterea, come la grigia traccia di sole che filtrando timidamente nella stanza va a spezzarsi debolmente contro lo Schifano di grandi dimensioni appeso alla parete in cemento bocciato.

Che ne è Sandro di te; della tua sicurezza; del nostro amore; che ne è adesso di noi, che ne è?

Quasi senza accorgersene Giacomo allunga il braccio destro verso il telefono. Per un attimo interminabile lo tiene così, sospeso sulla scrivania davanti a sé.

All'improvviso lo ritrae con violenza; nel farlo vede tutta la sua solitudine, e si sente sprofondare nell'abisso di vuoto che la circonda, colando parti di sé come le sgocciolature di colore carminio nel quadro di fronte, che adesso vede in tutta la sua drammacità cromatica.

* * *

La settimana dopo Giacomo chiude il rubinetto della doccia, ed entra nella stanza uscendo ancora bagnato dalla porta del bagno.

Si guarda attorno come nel piano sequenza inesorabile di un film che vede proiettato nella grande parete specchiata di fronte: è la stessa camera d'albergo; lo stesso letto matrimoniale; lo stesso armadio; lo stesso scrittoio; la stessa poltroncina all'altro lato della stanza; la stessa, stupida tappezzeria goffrata color beige.

Si passa la mano sulla testa rasata. E' sfinito. Sì, vuole solo andare a dormire. E svegliarsi tra un mese, un anno, in una nuova vita.

Si infila nudo tra le lenzuola. Gli piace farlo sin da ragazzo, soprattutto quando mettendosi a letto fa scivolare i piedi verso il fondo. Lo rilassa.

Comunque non dorme tranquillo. Si sveglia più volte, e ha come la sensazione che qualcuno gli respiri accanto: ne sente i rantoli, il caldo delle esalazioni. Allora si alza a sedere di soprassalto, e apre gli occhi.

Nessuno. Non c'è nessuno. E chi dovrebbe esserci?

Ha avuto un incubo, nient'altro! O almeno così vuole credere.

Ma adesso alle tre di notte, in questa camera d'albergo che puzza di vecchio quanto la sua esistenza, ha la certezza rivelatrice che i rantoli sono dentro di lui. Sì, gli stanno respirando dentro.

I rantoli di chi?

Tutto questo, pensa di colpo, ha forse a che fare con la sua decisione di lasciare la moglie. Oppure è solo il bisogno di provare a se stesso che rimanere insieme a lei per oltre vent'anni non ha avuto alcun senso.

O forse è l'idea di tornare da Sandro?

All'inizio lei non era innamorata. Lui lo ha sempre saputo. Fino a quando le cose stavano così, il loro è stato un matrimonio innocuo. Questa inoffensiva è scomparsa nel momento in cui ha iniziato a rivelarsi necessario a lei. E più sentiva questa consapevolezza concretizzarsi, più gli saliva dentro il desiderio inconscio di rompere. Per molto tempo si era augurato che fosse la moglie a buttarlo fuori di casa, per ritornare da Sandro senza sentirsi responsabile e colpevole.
Quella notte a letto, staccandosi da lei bruscamente aveva capito che era giunto il momento di andarsene. L'abbandono di ogni moderazione, il non essere più soggetto a ripensamenti, l'ottenere qualcosa e tenerlo stretto e donare a esso tutto, che si abbia o no compreso ciò che è sicuro o promettente o migliore...

E finalmente se n'è andato!

Gia, ma adesso?

Adesso in questa camera d'albergo è come se all'improvvviso l'aria venisse risucchiata dalla stanza. Il suo cuore inizia a battere in modo irregolare. Gli sembra che l'ambiente si stia illuminando a giorno, e che abbia iniziato a roteare, roteare, roteare sempre più forte e poi ancora di più, in un vorticoso, drammatico, distruttivo crescendo finale.

Ce la farà a sopravvivere a tutto questo?

Di Sandro ha bisogno più di quanto non crede, e del suo corpo, ne è certo. Sicuramente questa assenza lo fa impazzire, e lotta per liberarsi dei suoi sensi di colpa, delle sue paure, delle sue fottutissime paure del cazzo. Sandro gli manca ogni secondo di più. Questo è ciò che prova.

A un tratto si siede sul letto. Di colpo capisce quanto lo abbia amato e quanto ancora lo ami. E rimane così seduto sul letto senza muoversi, quel che ancora resta della notte a fissare quella stupida tappezzeria goffrata color beige. Espirando l'aria putrefatta della sua vita e inspirando la freschezza dell'alba di quel nuovo giorno.


La mattina seguente quando Giacomo lascia la camera appare più raggiante del solito. Benché già settembre, il tempo è stranamente secco. Il cielo è limpido, di un azzurro così pallido però da sembrare quasi bianco. Giacomo lo osserva dall'ascensore panoramico dell'albergo, e ha un sussulto. Lieve ma chiarificatore del suo stato d'animo. E per quell'attimo impercettibile gli sembra di vedere Sandro appoggiato a sinistra della cabina con lo sguardo puntato all'infinito, come quella domenica primaverile di alcuni mesi prima.

Quando sale sul taxi ritorna però quella smania della notte. Perché? Perché se lo ama così tanto da aver troncato con il passato continua ad avere paura? Sente stranamente un caldo soffocante e una fitta quasi impercettibile, abbassa le palpebre e...

Signore, fa' che io non rovini tutto ancora una volta.

Quella frase a mezza voce sorprende il taxista.

"Via venti settembre" dice Giacomo prendendo un respiro profondo. E si lascia andare sul sedile in uno stato di sensuale arrendevolezza...

Già Signore, ho bisogno di sentire la solida forza dei suoi muscoli e la calda irruenza del suo corpo.

Nell'attimo in cui il taxi lo lascia davanti all'ingresso del palazzo di Sandro, Giacomo capisce finalmente di avere fatto la cosa giusta. La verità è che ha smesso da tempo di fare affidamento sulla fortuna come guida del suo destino, ed è convinto che a ogni evento favorevole voluto dal caso segua immancabilmente qualche risvolto negativo. Sono anni che non prova qualcosa di simile alla gioia, ma questo momento gli sembra speciale.

A guardarlo scendere dal taxi per quella sospensione di un momento che è propria dell'attimo colto in flagrante, ha il volto leggermente invecchiato rispetto a quello di sei mesi fa, ma gli occhi scuri e ben disegnati e quella bocca sottile dalla piega ansiosa sono rimasti gli stessi.

Ora però c'è un'apprensione quasi impercettile nel suo sguardo, lì fermo sul marciapiede ad osservare il taxi che si allontana nel traffico. Si accende il mozzicone di sigaro che tiene tra i denti, e soffia insieme fumo e inquietudine.

Poi si muove lentamente fino al portone d'ingresso, ed entra nel palazzo. Sale le scale. Nel farlo sente come se quegli scalini di marmo di Carrara, che ha salito molte volte in passato, volessero unirsi a lui alzata dopo alzata, pedata su pedata, e alleggerirgli l'affanno.

Rimane fermo un attimo ansante sul pianerottolo a fissare la porta dell'appartamento di Sandro, e ascoltando il suo respiro. Forse avrebbe dovuto chiamarlo per dirgli che sarebbe arrivato. Forse non è in casa. Forse è partito. Forse, forse, forse...

Dio quanti forse.

Si decide. Preme il campanello di colpo, e ritira la mano.

All'interno dell'appartamento si sente lo squillo, poi il ticchettio di passi sempre più ravvicinato, quindi lo scatto del chavistello. La porta si spalanca.

"Mon amour, qu'est-ce que vous avez encore oublié?"

La frase pronunciata con quella erre moscia innata, come un sasso lanciato contro una vetrina, rimane sospesa per un attimo interminabile nel silenzio del pianerottolo per poi colpire il cervello di Giacomo riducendolo in tanti minuscoli frammenti.

Immobile nel quadro della porta c'è un giovane a torso nudo, un bel ragazzo sui vent'anni. Nella parte interna dell'avambraccio ha tatuato il volto di Marilyn Monroe.

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2009 © marniko per I Sogni nel Cassetto [copyright]

 
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